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Appuntamento musicale con i Red Wine Serenaders

  Red Wine Serenaders    Red Wine Serenaders_teatro delle ali_18 maggio

Appuntamento musicale del 18 maggio 2013 al Teatro delle Ali di Breno con i Red Wine Serenaders.

Veronica Sbergia: voce, ukulele, washboard, kazoo

Max De Bernardi: voce, chitarre National resofoniche, ukulele, chitarra acustica, mandolino

Alessandra Cecala: voce, contrabbasso

Mauro Ferrarese: voce, chitarra resofonica & dodici corde, banjo Progetto collaterale della combo acustica

Veronica & The Red Wine Serenaders, The Red Wine Serenaders – Progetto D.O.C., vede coinvolti Veronica Sbergia, Max de Bernardi, Alessandra Cecala e Mauro Ferrarese. È il progetto corale che ha dato vita al lavoro discografico “D.O.C.”, dove i Serenaders si esibiscono in qualità di leader “a turno”, alternandosi nell’esecuzione dei brani scelti in base al proprio personalissimo gusto e alle proprie influenze musicali. Pubblicato dall’etichetta indipendente Totally Unnecessary Records, “D.O.C.” prosegue il cammino di riscoperta e rilettura della tradizione popolar-rurale americana degli anni ’20 e ’30 che Veronica Sbergia ha iniziato già nel 2007 con l’uscita del disco “Ain’t nothing in ramblin’” e successivamente con il cd omonimo “Veronica & The Red Wine Serenaders” (2009). 

Questa volta Veronica cede il microfono anche ai suoi menestrelli, Alessandra Cecala, Max De Bernardi e Mauro Ferrarese, e il risultato è un disco assolutamente imprevedibile dove ogni artista apporta un personalissimo contributo musicale e artistico rendendo il tutto un dissetante cocktail di sonorità e feeling. L’album è stato registrato in presa diretta nella vecchia stazione di Ora (BZ) con l’intento di ricreare il più possibile il suono “live” della band, composta da: Veronica Sbergia (voce, washboard, ukulele, kazoo), Max De Bernardi (voce, mandolino, ukulele, chitarre acustiche e resofoniche), Mauro Ferrarese (voce, chitarra acustica 12 corde, chitarra resofonica, banjo), Alessandra Cecala (voce, contrabbasso) e con la partecipazione di Marcus Tondo (armonica), coinvolto nel progetto anche in veste di fotografo e grafico.Le tredici tracce che compongono l’album spaziano tra atmosfere lievi e giocose e momenti più intensi e meditativi: non solo blues allora, ma anche in questo caso old time, country, folk, jug band music, musiche da intrattenimento e da ballo. Ritroviamo la Memphis Jug Band nella prima traccia “On the road again”, un inno alla tarantolata vita di chi è alla costante ricerca di qualcosa e/o qualcuno e finisce sempre per mettersi nei guai, si prosegue con lo swing di “Just as well let her go” e “Did you mean?” a firma Casey Bill Weldon, l’“Hawaiian Guitar Wizard” marito della celebre Memphis Minnie, omaggiata dai RWS nel brano “In my girlish days”.

Assolutamente imprevedibile è l’arrangiamento di due classici della tradizione portati al successo da Leadbelly “Out on the western plain” e “Linin’ track”, riproposti in due versioni suggestive e con echi western l’una e ipnotici l’altra. Non mancano le ballate struggenti e romantiche rappresentate dalla dolce “When it’s darkness on the Delta”, contrapposta alla notturna “Lotus Blossom”. La tradizione gospel ha il suo tributo nel brano “Samson & Delilah”, qui riproposto in una versione corale che richiama i canti religiosi della tradizione afroamericana. “It calls that religion” è un brano scritto dai fratelli Chatmon negli anni ’30, una vera e propria canzone di denuncia su una tematica oggi più che mai attuale. A completare il disco si citano inoltre un classico del blues “I’d rather drink muddy water”, la divertente rilettura per ukulele di un vecchio traditional “You rascal, you” e “8, 9 & 10” a firma Slim Galliard & Slam Stewart.

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