sito ufficiale Mimmo Franzinelli
Giudici fascisti, la fiera dell’impunità I paradossi del Tribunale speciale
da Il Corriere della Sera del 30.01-2017
Il Tribunale speciale del fascismo entrò in funzione il 1 febbraio 1927 e — su segnalazione dell’Organizzazione volontaria per la repressione dell’antifascismo, nota come Ovra — continuò ad «amministrare la giustizia» contro gli oppositori del regime fino al 25 luglio del 1943, allorché Benito Mussolini fu deposto (anche se qualcosa di sostanzialmente identico sopravvisse poi nella Repubblica sociale italiana). Di quel mostro giuridico si occupa Mimmo Franzinelli in Il tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime (1927-1945), in procinto di essere pubblicato da Mondadori. Non si può dire che il Tribunale di Mussolini — osserva Franzinelli — sia stato spietato: nel primo decennio condannò 3.112 imputati contro 7.581 prosciolti; pronunciò settantasei condanne a morte delle quali ne saranno eseguite cinquantotto, in gran parte contro i cosiddetti «terroristi slavi», come già ben documentato da Marina Cattaruzza nel saggio L’Italia e il confine orientale (il Mulino) e da Marta Verginella nel libro Il confine degli altri. La questione giuliana e la memoria slovena (Donzelli).
Intervista a Mimmo Franzinelli sull’ultimo suo libro “Disertori” in occasione dell’assemblea sociale del Circolo Ghislandi (5 marzo 2016 a Breno), a cura di Sergio Del Bello
Michele Sindona – Wikiradio del 18/03/2016
Il 18 marzo 1986 Michele Sindona viene condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli
con Mimmo Franzinelli
Repertorio
– l’apertura del TG2 della sera del 20 marzo 1986
– Enzo Biagi: C’era una volta Michele Sindona (regia di Sarah Nicora, 2010)
– frammento dal film Un eroe borghese (regia di Michele Placido, 1995)
– frammento dal film I banchieri di Dio (regia Giuseppe Ferrara, 2002)
– La storia siamo noi 2009/10 (interviste a Umberto Ambrosoli, Pino Gusmaroli, Carlo Azeglio Ciampi)
I sette fratelli Cervi – Wikiradio del 28/12/2015
Il 28 dicembre 1943, a Reggio Emilia, vengono fucilati dai fascisti i sette fratelli Cervi
con Mimmo Franzinelli
Repertorio
– Vittorio Gassman intervista nel 1961 Alcide Cervi nel programma tv “Una giornata particolare”
– Intervista alla moglie e al figlio di Aldo Cervi nel programma “TV7” del 9/1/1970
– Dichiarazione di Ferruccio Parri e intervista ad Arrigo Boldrini dal documentario “Papà Cervi” di Franco Cigarini del 1968
Brani musicali
Nostra patria è il mondo interno, Cantovivo
Compagni fratelli Cervi, Giovanna Daffini
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FAHRENHEIT del 04- 06- 2015 Mimmo Franzinelli “L’arma segreta del Duce” – Rizzoli
Fuoco Amico. Una tragica storia partigiana, E-BOOK Corriere della Sera, 2015
«Giustiziato significa ucciso legalmente, in esecuzione di una regolare condanna. Ma nel “caso Menici” non vi è nulla di legale, a partire dalla sentenza scritta post mortem.» In un grigio pomeriggio del novembre 1944 il tenente colonnello Raffaele Menici, reduce della guerra sull’Adamello, unitosi a un gruppo di giovani alpini collegati alla 54a Brigata Garibaldi, è condotto da due partigiani delle Fiamme verdi all’appuntamento con la morte. Ad attenderlo a fondo valle, a sua insaputa, c’è un ufficiale delle SS. Siamo sui monti bresciani tra l’Aprica e il Tonale nei mesi in cui l’avanzata anglo-americana è bloccata alla Linea Gotica. La premessa della tragedia è la strana alleanza stretta da un gruppo di Fiamme verdi con i tedeschi: nella zona franca di Edolo Menici, contrario alla tregua col nemico che occupa il Paese, è tagliato fuori. Per anni nel dopoguerra il colonnello assassinato è stato presentato come un traditore ma, a settant’anni dagli avvenimenti, grazie a un lungo lavoro di ricerca su documenti e testimonianze, lo storico Mimmo Franzinelli dirada finalmente nebbie e menzogne su una pagina tragica della storia della Resistenza mostrando come più sconvolgente dello stesso ricordo della guerra civile sia stata la conflittualità interpartigiana che, dopo tanti anni, costituisce ancora un grumo irrisolto nella memoria della lotta di Liberazione.
L’ arma segreta del Duce. La vera storia del carteggio Churchill-Mussolini, Rizzoli, Saggi italiani, 2015 – pag. 437
Si apre la caccia alla borsa di Mussolini, ricolma di documenti selezionati e custoditi gelosamente dal Duce, che da quel materiale si ripropone grandi vantaggi politici. Nel dopoguerra si favoleggia di importantissime lettere di Vittorio Emanuele III, Adolf Hitler, Dino Grandi, Pietro Badoglio, De Gasperi e soprattutto di Winston Churchill. “Per l’Italia valgono più di una guerra vinta” aveva confidato il Duce al gerarca Alessandro Pavolini. Dopo il crollo del fascismo, i documenti autentici si mescolano alle contraffazioni, dando vita a campagne scandalistiche che appassionano gli italiani. Le misteriose lettere riguarderebbero l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 e l’accordo segreto secondo cui, in caso di sconfitta della Gran Bretagna, Mussolini avrebbe mitigato le pretese di Hitler al tavolo della pace in cambio di concessioni territoriali. Ma cosa conteneva veramente quel carteggio? E cosa nasconde il lucroso mercato di apocrifi maturato nel dopoguerra? Che credito meritano i clamorosi documenti apparsi sulla stampa negli anni Cinquanta e che divennero oggetto di negoziazioni, ricatti, speculazioni tra Italia e Svizzera, Germania e Regno Unito?
Un’ odissea partigiana. Dalla Resistenza al manicomio, Feltrinelli, Storie, 2015 – pag. 220
A ridosso della Liberazione la magistratura processa centinaia di ex partigiani, accusati di gravi reati commessi durante la lotta clandestina e nell’immediato dopoguerra. Sono perlopiù imputazioni relative a casi di “giustizia sommaria” contro persone sospettate di spionaggio, coinvolte nell’apparato repressivo fascista. Per diverse decine di imputati la strategia difensiva, impostata da Lelio Basso, Umberto Terracini e da altri avvocati di sinistra, punta a mitigare le pene mediante il riconoscimento della seminfermità mentale. Quando poi, dall’estate del 1946, l’amnistia Togliatti apre le porte alla grande massa dei fascisti condannati o in attesa di giudizio, anche i partigiani beneficiano del provvedimento, dal quale è tuttavia esclusa la detenzione manicomiale. Ex partigiani perfettamente sani di mente devono dunque adattarsi alla detenzione in strutture dove gli internati non hanno diritti e sono sottoposti a quotidiane vessazioni. Tornano finalmente alla luce, dai documenti inediti custoditi all’Opg di Aversa, dove i partigiani internati furono aiutati dal giovane attivista comunista Angelo Jacazzi, oscure vicende della lotta di liberazione e della guerra civile, coperte dal velo dell’oblio, e si ripercorrono problematici itinerari individuali dentro le carceri e i manicomi, nell’Italia della Guerra fredda. Quella dei partigiani in manicomio era rimasta una pagina sconosciuta della storia italiana nel secondo dopoguerra, fino a oggi.
Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana, Mondadori, Le Scie, 2014 – pag. 240
Sessant’anni fa il settimanale “Candido” di Giovannino Guareschi pubblicava due lettere datate gennaio 1944 e firmate da Alcide De Gasperi, in cui si esortavano gli angloamericani a bombardare Roma, affinché il popolo insorgesse insieme ai “nostri gruppi Patrioti”. La polemica che ne scaturì, condotta sulle colonne di quotidiani e settimanali dell’epoca, si rivelò furibonda. C’era una sola domanda a cui nessuno sembrava rispondere in maniera convincente: De Gasperi le aveva davvero scritte, quelle lettere? A decidere, nell’aprile del 1954, fu il tribunale di Milano. La sentenza, pur rinunciando alla perizia grafologica, sancì la falsità delle missive e Guareschi fu condannato a un anno di reclusione. Il noto scrittore e vignettista rinunciò a ricorrere in appello e varcò le porte del carcere: sopporterà con fierezza la pena, ma ne uscirà indelebilmente segnato. La vicenda scosse in maniera profonda anche De Gasperi, costretto a difendersi di fronte all’opinione pubblica da un’accusa così infamante. Grazie alla scrupolosa analisi di una vasta documentazione inedita (conservata negli archivi di Alcide De Gasperi, di Giovannino Guareschi e di Giorgio Pisano), “Bombardate Roma!” delinea i contorni di una vicenda ancora avvolta nel mistero. L’indagine di Mimmo Franzinelli dimostra infatti l’esistenza di un “livello segreto”, un piano messo a punto da un gruppo neofascista che ideò e fece costruire gli apocrifi. Conclude il libro un saggio della grafologa giudiziaria Nicole Ciccolo.
Una mattina mi son svegliato. 5 storie dell’8 settembre 1943, Utet, 2013 – pag. 123
8 settembre 1943. Dai microfoni dell’Eiar di via Asiago a Roma, il maresciallo Badoglio dà l’annuncio dell’armistizio firmato qualche giorno prima con le forze alleate anglo-americane. L’evento è decisivo, le ripercussioni drammatiche. In un alternarsi convulso e frenetico di viltà ed eroismo, rassegnazione e speranza, trascorrono mesi strazianti, mentre la nazione si sente scivolare sempre più veloce verso lo sprofondo. A settant’anni esatti da quel giorno cruciale, l’artista Andrea Ventura e lo storico Mimmo Franzinelli hanno scelto di raccontare cinque storie emblematiche di un’Italia contesa tra occupazione tedesca, riorganizzazione fascista e Resistenza. Quelle di Lotte, Primo, Franco, Giorgio e Nuto sono vicende molto diverse fra loro, e per questo rappresentative di un’intera generazione, ma sempre esistenze di gente comune che, inevitabilmente impreparata di fronte a questa improvvisa accelerazione della Storia, ha cercato una propria strada di salvezza e di possibile riscatto.
Il Giro d’Italia. Dai pionieri agli anni d’oro, Feltrinelli, Storie, 2013 – pag. 342
Il Giro d’Italia ha un sapore mitico: sembra esistere da sempre, eppure ha una sua storia, che accompagna e in cui si riflette la storia culturale e sociale dell’Italia. Questo libro la ripercorre, dagli esordi e nei suoi sviluppi, per circa un secolo. A fianco della narrazione scorrono, diventandone parte integrante, oltre duecento immagini d’epoca, in gran parte provenienti dall’archivio Torriani. Mimmo Franzinelli, da appassionato delle due ruote, ricostruisce le vicende del ciclismo agonistico italiano e della sua gara principale partendo dalla creazione stessa della bicicletta e dalle grandi innovazioni di fine Ottocento. Rievoca le gare pioneristiche, dal Giro di Lombardia del 1905 alla Milano-Sanremo del 1907, per concentrarsi poi sul Giro d’Italia, modellato sul Tour de France, la prima classica corsa a tappe. Ne sono protagonisti campioni quali Girardengo e Binda, Bartali e Coppi, ma anche straordinarie donne come Alfonsina Strada e oscuri gregari come Carrea e Malabrocca. Nel microcosmo delle due ruote si intravedono in filigrana i mutamenti epocali del Novecento italiano. Ci sono infine, ma non da ultimo, gli organizzatori, con cui il Giro d’Italia degli anni d’oro si è identificato: Armando Cougnet, promotore nel 1909 della prima edizione, e Vincenzo Torriani, il Patron dal 1949 al 1992. La narrazione culmina nell’ultima grande stagione del ciclismo, animata da Adorni, Gimondi, Moser, Merckx… Postfazione di Marco Torriani.
Il museo della Resistenza di Valsaviore, Guida alla storia e alla documentazione, Bams Photo, 2013 – pag. 170
Il volume, pubblicato da ANPI Valsaviore, a cura dello storico Mimmo Franzinelli, studioso dell’Italia del ’900, in collaborazione con il Museo della Resistenza di Valsaviore, è un testo divulgativo che riporta le informazioni necessarie per comprendere il contesto della Resistenza in Valsaviore e l’attività del Museo.
La provincia e l’impero. Il giudizio americano sull’Italia di Berlusconi, Feltrinelli, storie 2011 – pag. 416
La trafugazione dagli archivi statunitensi di centinaia di migliaia di documenti ha rivoluzionato nel 2010 il panorama informativo mondiale, imponendo il “caso WikiLeaks” all’attenzione generale. Gli inconfessabili retroscena dell’invasione dell’Iraq e i reali motivi della presenza militare in Afghanistan costituiscono solo una parte dei dispacci diplomatici centrati sulla politica estera statunitense, ovvero sul sistema di potere che condiziona gli assetti internazionali. La valanga di materiale desecretato in un modo così inusuale e massiccio coinvolge un decennio di vicende italiane: dai rapporti italo-statunitensi alle valutazioni sul “personaggio” Berlusconi, alla politica interna ed estera del nostro governo. Franzinelli e Giacone a partire dai precedenti di WikiLeaks (come la clamorosa pubblicazione dei Pentagon Papers sulla guerra in Vietnam che nel 1971 ne svelò errori e menzogne sulla base di documenti governativi trafugati) analizzano il significato della pubblicazione di queste fonti segrete da parte di Julian Assange. Dall’interpretazione critica dell’imponente documentazione si delinea la visione della politica italiana negli Stati Uniti, vengono ricostruite le strategie dei politici italiani per blandire il potente alleato e utilizzarlo nello scontro tra centrodestra e centrosinistra. Se ne ricava, tra l’altro, l’interpretazione americana del fenomeno mafioso, dei rapporti italo-russi, dell’amicizia tra Berlusconi e Gheddafi…
Il volto di Gomorra, Mondadori Electa 2011 – pag. 227
Il Volto di Gomorra, documenta la guerra tra clan e Stato. Una cruda narrazione della guerra tra stato e criminalità organizzata, arricchita dalle didascalie dello storico Mimmo Franzinelli e dalla prefazione del magistrato Raffaele Cantone. Il libro è diviso in dodici capitoli e consta di circa 200 fotografie, molte delle quali inedite. L’ultimo capitolo del libro, dopo quelli dedicati ai blitz, agli arresti, è interamente dedicato all’impegno della società civile contro le mafie. Il libro è uno scioccante racconto per immagini che illustra la sanguinosa guerra ingaggiata dal “clan dei Casalesi” contro i cittadini e lo Stato. Momenti decisivi, eventi e vittime della camorra in un territorio della Campania divenuto roccaforte della delinquenza. Parliamo de “Il volto di Gomorra”, edito da Mondadori Electa, prima indagine fotografica sull’argomento, documenta gli arresti eccellenti, i covi dei boss, i blitz, ma anche le facce dei pentiti e delle vittime protagonisti di episodi di cronaca recente, visti in televisione e raccontati sulle pagine dei quotidiani. La narrazione fotografica è commentata da Mimmo Franzinelli che, con il rigore dello storico, per la prima volta a servizio dell’attualità ha selezionato e contestualizzato tutti gli scatti. Ferdinando Nicola Baldieri, fotografo da anni attivo nelle terre dove la presenza dei camorristi è più radicata, illustra in questo volume fatti cruenti ed eventi di cronaca nell’impero ramificato del crimine campano, di cui Casal di Principe è considerato il capoluogo. Specializzatosi nella documentazione dell’attività malavitosa e della sua repressione, per gli operatori della Direzione investigativa antimafia, dell’Arma dei carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza, Baldieri è una presenza fissa, in particolare nelle incursioni più rischiose. Con prefazione del magistrato anticamorra Raffaele Cantone, scandito in capitoli, “Il volto di Gomorra” mostra tutti i luoghi della malavita, documenta l’arresto di gregari e capi, indaga il ruolo rivestito dalle donne, l’utilizzo dell’immigrazione per lo sfruttamento illegale della manodopera, lo spaccio di droga e la prostituzione. La conclusione è dedicata alle toccanti testimonianze dell’associazionismo per la riaffermazione della legalità, e si arricchisce di una cronologia e di riferimenti bibliografici sul tema.
Autopsia di un falso. I «Diari» di Mussolini e la manipolazione della storia – Nuova Cultura (Bollati Boringhieri) – 2011 – pag. 278
Con ritmo intermittente, da cinquant’anni diari attribuiti a Mussolini compaiono e svaniscono, in scenari che coniugano la frode con l’affarismo e forme sconsiderate di revisionismo storico. Il punto di svolta è segnato nel novembre 2010 dalla pubblicazione dei Diari di Mussolini [veri o presunti] 1939. Cinque agende rinvenute dal senatore Dell’Utri in Svizzera sono presentate come la rivelazione del «volto umano» del duce, pacifista e amico degli ebrei, intimamente avverso a Hitler e preoccupato unicamente della «sua» Italia. Un testo, insomma, che – se fosse vero – costringerebbe gli storici a riscrivere la biografia di Mussolini e a reinterpretare le vicende del Novecento. Mimmo Franzinelli (Premio Viareggio per la saggistica 2000 con I tentacoli dell’Ovra), smonta con analisi testuale e strumentazione storiografica il manufatto fabbricato da specialisti in apocrifi mussoliniani. Un’indagine avvincente e rigorosa svela incongruenze, anacronismi e svarioni che caratterizzano i presunti diari e ne dimostra l’assoluta inverosimiglianza. Il lettore apprenderà, tra l’altro, quali sono le fonti – dai diari di Ciano ai quotidiani del regime – cui i falsari hanno generosamente attinto per creare il loro capolavoro. Autopsia di un falso raffronta l’agenda 1939 ora pubblicata da Bompiani con i falsi diari di Hitler lanciati nel 1983 dal gruppo editoriale «Stern», illustra caratteri e modalità della campagna promozionale costruita da Dell’Utri su questo testo apocrifo, spiega le ragioni che hanno spinto un senatore della Repubblica a impegnarsi in un’operazione mass-mediatica senza precedenti. Un manuale sulla falsificazione della storia e la manipolazione dell’opinione pubblica, sul rapporto tra verità e fiction, sul divario tra gli eventi storici e la loro rappresentazione mistificante. Un testo rivelatore di una fase della vita italiana in cui – dalla cultura alla politica – il verosimile e il falso vogliono sostituirsi al reale
Il piano Solo. I servizi segreti, il centro-sinistra e il «golpe» del 1964 – Le Scie (Mondadori) – 2010 – pag. 381
Nel maggio 1967 un’imponente campagna giornalistica lanciata dall’”Espresso” rivelò che tre anni prima, nell’estate del 1964, durante la crisi del governo Moro, il generale De Lorenzo e il presidente della Repubblica allora in carica Antonio Segni predisposero un progetto che prevedeva il controllo del Paese da parte dell’Arma dei carabinieri e l’arresto di centinaia di cittadini. Per anni il “piano Solo”, forse il primo tentativo golpista dell’Italia repubblicana, è rimasto avvolto nel mistero, anche a ragione degli omissis posti dal governo. Sulla base di documenti a lungo coperti dal segreto di Stato e dei rapporti della Cia recentemente declassificati, nonché di interviste a protagonisti e a testimoni di allora (dai giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi al portavoce di Moro, Corrado Guerzoni), Mimmo Franzinelli ricostruisce il progetto politico e l’organizzazione militare di quel piano, in un’indagine storica che prende il via dalle schedature del servizio segreto militare (Sifar) contro la classe politica. Tra spionaggio, processi e dossier illegali, un’altra pagina misteriosa della storia d’Italia che chiama in causa un’intera classe dirigente.
Delatori. Spie e confidenti anonimi: l’arma segreta del regime fascista -Le Scie (Mondadori) – 2001 – pag. 454
Il delatore della porta accanto (pronto a denunciare il vicino per prendergli la casa), le lettere anonime nel periodo delle leggi razziali (5000 lire per un ebreo), la caccia ai denigratori del Duce, le soffiate dei professori universitari e persino dei religiosi per prendere il posto dei colleghi. L’autore ha setacciato sistematicamente archivi centrali e periferici d’Italia alla ricerca di ogni possibile traccia lasciata dal sistema spionistico del regime fascista.
Guerra di spie. I servizi segreti fascisti, nazisti e alleati 1939-1943 – Mondadori , Oscar Storia – 2004 -pag.304
Nel 1939-40 si scatena contro il nostro Paese un’insidiosa offensiva spionistica che accompagna come un’ombra i vari teatri di guerra. I servizi segreti dei paesi belligeranti moltiplicano gli organici, studiano nuovi congegni e tecniche sempre più raffinate, ingaggiano scienziati ed estendono le loro reti in maniera sempre più capillare. Quanto e come lo spionaggio militare abbia influito sulle sorti della guerra è tema ancora controverso, occultato da giudizi sommari, ipotesi fantasiose e soprattutto da un silenzio durato oltre mezzo secolo.
Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico – Le Scie (Mondadori) – 2007 -pag. 291
Attorno all’assassinio di Carlo e Nello Rosselli, avvenuto il 9 giugno 1937 in una località della Normandia, per mano di una banda di filofascisti francesi, si sono avanzate le più diverse ipotesi: delinquenza comune o delitto politico? Episodio francese o complotto concepito nei palazzi romani? L’eliminazione del fondatore di ‘Giustizia e Libertà’ e di suo fratello, uno tra i più promettenti storici italiani, ebbe una grande eco nei giornali dell’epoca. Franzinelli, sulla base di una quantità di materiale d’archivio italiano e francese, chiarisce con precisione le dinamiche del delitto e giunge a conclusioni innovative sui rapporti intercorsi tra il gruppo di fuoco parigino della Cagoule (associazione segreta di estrema destra) e i mandanti italiani del delitto.
Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922 – Le Scie (Mondadori) – 2003 – pag 464
Mimmo Franzinelli ha ricostruito in questo libro la cronologia della violenza politica che per quattro anni insanguinò città e paesi di ogni provincia d’Italia, e sancì la vittoria militare delle squadre d’azione mussoliniane, braccio armato dei Fasci di combattimento fondati a Milano il 23 marzo 1919.
L’amnistia Togliatti. 22 giugno 1946 colpo di spugna sui crimini fascisti – Le Scie (Mondadori) – 2006 – pag 381
Un atto rilevante dell’attività di governo di Palmiro Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia nonché segretario del PCI, è consistito nell’emanazione dell’amnistia per reati comuni, politici e militari: un atto che, approvato all’unanimità dal governo De Gasperi per celebrare la nascita della Repubblica, ha determinato la liberazione di migliaia di fascisti, senza distinzione tra gli imputati di reati minori e i responsabili di gravi crimini. Nel primo mese di applicazione tornarono in libertà 7000 fascisti detenuti: tra i primi beneficiari del provvedimento figurano un colonnello dei carabinieri condannato all’ergastolo per l’assassinio dei fratelli Rosselli e quattro torturatori della famigerata banda Koch.
Beneduce. Il finanziere di Mussolini – Le Scie (Mondadori) – 2009 – pag. 329
Durante il fascismo lo Stato acquisì un ruolo attivo nell’economia, che divenne a pieno titolo un sistema di economia mista, finalizzato primariamente al sostegno dello sviluppo industriale e alla salvaguardia della stabilità finanziaria. Il modello che allora prese forma è rimasto sostanzialmente intatto fino agli anni ‘90. Artefice e protagonista assoluto di questo sistema è Alberto Beneduce. Nell’immediato dopoguerra è deputato social-riformista e nel 1921-22 ministro del Lavoro nel penultimo governo dell’Italia liberale. Nel frattempo presiede il Consorzio di credito per le opere pubbliche. Dopo la marcia su Roma Beneduce è alla guida dei più importanti istituti economico-finanziari, dall’Istituto di credito per le opere di pubblica utilità alla Bastogi, ed è negoziatore internazionale nella battaglia per “quota 90″ su diretto mandato del duce. Nel 1933, al culmine della grande crisi che scuote l’Europa, Beneduce è chiamato da Mussolini alla presidenza di un nuovo ente pubblico, l’IRI, che acquisisce il patrimonio industriale fino ad allora controllato dalle grandi banche appena liquidate. Fra il 1939 e il 1940 Beneduce, in precarie condizioni di salute, abbandona gradualmente le sue cariche. Muore poco prima della liberazione di Roma, ma il sistema di economia mista da lui creato, metà privato e metà pubblico, sopravviverà al fascismo e fornirà un impulso determinante al decollo economico del secondo dopoguerra.
Il Duce proibito. Le fotografie di Mussolini che gli italiani non hanno mai visto – Le Scie (Mondadori) – 2003 – pag. XLI-139
Il regime fascista mise in campo una macchina mediatica formidabile. A guidarla fu lo stesso Mussolini, regista di un’autorappresentazione basata su canoni rigidissimi. Il monopolio dell’immagine di Mussolini, affidato all’Istituto Luce, si accompagnò a direttive vincolanti e a censure che provvidero alla corretta esecuzione del disegno propagandistico. Ogni fotografia era vistata dal duce e riportava sul retro un “sì” o un “no”. Nel 1934 le immagini proibite furono 78; nel 1935, 145; nel 1936, 253; nel 1937, 528; nel 1938 salirono a 625, per scendere a 486 nel 1939 e lievitare progressivamente nel periodo bellico. Un ingente numero di scarti che Franzinelli e Marino hanno esaminato, selezionando quelli più significativi.
Il riarmo dello spirito. I cappellani militari nella seconda guerra mondiale – Pagvs edizioni (con prefazione di Ernesto Balducci) – 1992
Che cosa muove l’interesse di un ricercatore? Curiosità. Impegno civile, voglia di temi originali, di piste non battute da altri. Nel Riarmo dello spirito queste condizioni ci sono tutte. Sono ormai anni che Franzinelli vive criticamente in simbiosi con i cappellani militari di tutta la storia d’Italia. Ha letto i documenti ufficiali – comprese carte d’archivio fin qui inaccessibili – le lettere e le memorie; ha pazientemente raccolto la meticolosa e mutevole normativa che doppiamente li inquadra, nella Chiesa e nell’Esercito; ha voluto capire quel che hanno fatto e quello che avrebbero voluto fare, l’essere e il dover essere di quel loro sacerdozio di frontiera che li rende tanto esposti a significati ed usi extra-religiosi. E – da laico – si è posto tante domande, qualche volta anche “cattive”: che ci fa un prete alla guerra? E se la guerra non è “giusta”? E può una guerra essere “giusta”? Si leggono in sottofondo perché l’opera vuol essere ed è soprattutto un poderoso e originale scavo informativo.
Il volto religioso della guerra. Santini e immaginette per i soldati – Edit Faenza – 2003 -pag. 156
I documenti qui riprodotti rappresentano una parte delle interessanti raccolte tematiche entrate da oggi a far parte del patrimonio archivistico dell’Istituto storico di Ravenna
Lotte operaie in un centro industriale lombardo. Il proletariato loverese dal <<biennio rosso>> ai primi anni Cinquanta, 1987 – prefazione di Vittorio Foa – Franco Angeli
E’ possibile qui leggere la crescita della coscienza collettiva e della capacità di lotta e insieme anche le esperienze umane dei singoli individui, i loro sacrifici, le loro speranze, e tutto questo mai in una dimensione retorica ma in un quadro realistico, fatto di luci e di ombre. Mi ha molto colpito l’ispirazione che ha portato a questo lavoro, la sollecitazione sindacale all’esplorazione della memoria storica: dall’analisi delle grandi lotte dell’Ilva di Lovere nell’immediato dopoguerra e fino ai primi anni ‘50 la Fiom della Valcamonica ha tratto il bisogno di risalire all’indietro fino alle memorie del biennio rosso, dell’amministrazione socialista del primo dopoguerra, dell’impegno solidale della cooperazione e poi, dopo la sconfitta, alle alte e degne memorie della resistenza al fascismo e poi del risveglio di massa nella resistenza.In tutto il corso del racconto i protagonisti non contano solo per quello che fanno; essi sono anche trasmettitori di memorie, operano sul futuro.