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Orazione funebre per Alex Domenighini

di Pier Luigi Milani

(23.09.2014)

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Quando mi è stato chiesto di prendere la parola in questa cerimonia, si è prodotto nella mia mente un ingorgo di sentimenti, immagini e ricordi.

E’ un giorno dedicato agli addii, al pianto e al silenzio, ma è pure il giorno delle rimembranze, della riflessione e, ora, delle parole.

E per Te, caro Alex, ci sono parole che, ovunque Tu sia in questo preciso momento, dovrai lasciarci dire e dovrai ascoltare.

Ah! Quanto ci hai dato.

Impossibile ricordare tutto.

Ognuno tiene dentro di sé e per sé uno o più spezzoni del grande mosaico delle relazioni che hanno arricchito la Tua vita e quella di chi ha avuto il modo e la fortuna di incrociarla.

Hai bruciato velocemente il Tuo carburante, come se lo percepissi e sentissi che il tempo a Tua disposizione sarebbe stato breve.

Te lo dicevamo: guarda che corri troppo! Facciamo fatica a tenere il Tuo passo.

Davi l’impressione di ascoltarci, ma poi acceleravi.

Sembravi irraggiungibile.

Hai dato tutto, più di quello che era ragionevole attendersi.

Nel nostro bel vocabolario c’è una parola che riassume ed esprime bene il Tuo modo d’essere: ABNEGAZIONE.

Significa: senza negazione di sé, senza negarsi mai.

Ecco perché non è stato esagerato scrivere che “ci hai preso il cuor …”.

Hai preso il cuore dei giovani della Tua generazione, più vicini a Te per sentire e moto d’animo, ma anche dei meno giovani che, all’inizio del Tuo impegno e del mandato amministrativo, erano stati forse un po’ diffidenti nei confronti di un giovanotto con i capelli lunghi, il codino dietro le spalle, l’abbigliamento trasandato che esibivi senza infingimenti.

Hai lavorato con serietà e passione, con la TENACIA, la qualità dei metalli che tanto Ti intrigava e che avevi commentato con sagacia in occasione della presentazione del libro di memorie “Tenacia e Speranza” del nostro concittadino Carlo Baffelli.

Hai dato e hai ricevuto. Credo di non esagerare se affermo che hai ricevuto dalla comunità, di paese, di valle e anche oltre i confini geografici di questo territorio, tanto affetto, stima e ammirazione.

Eri dotato di  uno sguardo lungimirante, ma i Tuoi piedi rimanevano sempre ben ancorati a terra, coniugando idealità con concretezza, pensieri lunghi e penetranti con soluzioni azzeccate dei problemi che si affacciavano alla ribalta.

Caro Alex, insieme abbiamo fatto cose meravigliose, felici, a cominciare dalla splendida vittoria nelle votazioni che Ti hanno portato a essere sindaco di questa comunità.

Subito dopo, il Tuo matrimonio con l’inseparabile Egle, che ho avuto l’onore di celebrare come Tuo vice-sindaco.

Col Tuo stile composto e misurato hai dato stima e autostima ai Tuoi concittadini, a un paese che non aveva castelli, né anfiteatri, né altre prestigiose attrattive turistiche da esibire.

Malegno è diventato ed è riconosciuto come il paese dell’accoglienza, della cittadinanza delle idee e delle pratiche solidali, dell’innovazione, delle feste, il perno delle battaglie civili a difesa dei beni comuni, non solo per l’acqua pubblica.

Malegno è il Comune che ha accolto a braccia aperte i profughi dalla Libia quando altri Comuni rifiutavano cinicamente di ospitarli.

“Sventurato il popolo che ha bisogno di eroi”.

Di sicuro condividevi il sentenzioso epitaffio del drammaturgo tedesco, ma, a modo Tuo, sei stato un “eroe”. Un eroe senza armi (se non quelle della critica e della ragione), un giusto, un “mite”, un protagonista di questo abbrivio di secolo così atteso e per certi versi così carico di angosce.

Avevi convincimenti fermi, fiero del Tuo sentirTi COMUNISTA in un’epoca in cui suscita imbarazzo indossare questa parola così nobile, quantunque così inquieta e usurata da deludenti risultati.

Forse, proprio per questo Ti dannavi per dimostrare nei fatti che quelle idee potevano avere un immediato risvolto nella concretezza dei bisogni e dei problemi della Tua gente.

Ascoltavi, proponevi, interloquivi con tutti, agivi, davi e ricevevi fiducia.

La buona politica, di cui troppo spesso si sente solo parlare. La sana e oculata amministrazione della cosa pubblica, come banco di prova della bontà delle intenzioni.

Qualcuno ha detto che eri una brava persona “nonostante” le Tue idee.

E invece, eri quel che eri, per noi continuerai a essere quel che sei stato e sei, proprio per quelle idee.

In continuità con altri celebri e meno celebri malegnesi che Ti hanno preceduto e hanno come Te dedicato la loro vita al perseguimento di quegli stessi ideali: Aldo Caprani, Primo Martinazzi, Angelo Argilla e Vittorio Domenighini (a questi ultimi due, spariti nel lager di Mauthausen e Gusen, avevamo preso insieme l’impegno di dedicare e abbiamo dedicato la palestra comunale, sottraendoli alla damnatio memoriae a cui parevano essere irrimediabilmente e incomprensibilmente relegati).

Ideali che forse domani assumeranno altri nomi e nuove forme, ma continueranno a vivere anche grazie alla Tua testimonianza e al Tuo esempio; a motivare le scelte controcorrente di giovani che  accetteranno con mitezza e gioia di prendersi a cuore il destino del prossimo, anziché banalizzare la propria esistenza a pensare solo a se stessi e ai propri affari.

Il premio MITES TERRAM POSSIDENT di quest’anno sarà conferito a Te. Lo ha appena annunciato il Sindaco Paolo Erba.

Quando Ti proposi di istituirlo per cercare un aggancio forte nella tradizione comunitaria alla nostra avversione a una delle tante guerre in terra d’Irak (quando l’Italia era tappezzata di bandiere pacifiste), mi guardasti un po’ stupito, quasi incredulo.

Mi sembro di leggerTi nel pensiero. Ma come? Uno come te che viene a propormi tre parole in latino, odorose d’incenso, per istituire un premio da conferire a chi si schiera per la pace e contro la guerra?

Ci pensasti su e alla fine sposasti in pieno il progetto, aggiungendo a “per la pace” la locuzione “e per la solidarietà”. Fosti Tu, in accordo con don Lino, a proporre la collocazione della cerimonia di conferimento del premio nell’ambito della festa patronale di Sant’Andrea.

Un appuntamento ormai diventato qualcosa di più di ciò per cui era nato.

Un premio che educa a vedere nel PROSSIMO, anche quando è un avversario, innanzitutto un interlocutore e, dalla relazione con lui, una fonte di arricchimento interiore, un esercizio di ricerca e di promozione di ciò che unisce e aiuta a superare insieme le avversità, in un mondo che troppe volte sembra premiare ciò che divide e contrappone.

Sono queste sono le parole che sentivo di doverTi dire, qui davanti a tutti coloro che sono intervenuti a questa cerimonia per accompagnare le Tue spoglie mortali, non certo il Tuo spirito, nell’ultimo tragitto della Tua appassionata esistenza terrena.

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