Skip to content
 

Un Mega-Multiutility del Nord per la gestione degli acquedotti?

Il karakiri dei comuni e un colpo letale ai beni comuni

Pubblichiamo qui di seguito l’intervento di Emilio Molinari (presidente del Contratto mondiale dell’acqua), apparso su L’Unità del 18 gennaio 2012 

I RISCHI DEL PROGETTO 

Con la giunta Pisapia si è stabilito un positivo rapporto. Con l’assessore Cristina Taiani, si sta tracciando un percorso virtuoso su tutti gli aspetti della gestione pubblica e partecipata dell’acqua e di questo va dato merito al Sindaco. E’ perciò in questo clima di confronto costruttivo che mi permetto di esternare con franchezza le preoccupazioni che la lettura dell’intervista rilasciata a Rinaldo Gianola su l’Unità di domenica mi ha suscitato.Se ho ben capito l’ipotesi è quella di una grande multiutility del Nord: un gestore unico “nordista” dei servizi pubblici locali. La mia inquietudine cresce in questo contesto di silenzio della politica di fronte alla volontà dei governi passati e presenti di annullare il risultato referendario. Ciò che hanno espresso i ministri Catricalà, Polillo e Passera ha dell’incredibile…ma purtroppo sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso anche l’assessore Tabacci sul Sole 24 Ore.Non c’è dubbio, la multiutility sarebbe un colosso finanziario, senza precedenti. Un colosso privato che nascerebbe dalla fusione tra le grandi società di gestione dei servizi essenziali già privatizzate: A2A, Iren, Hera, nella quali il privato sono le Banche e i Fondi d’investimento. Spa che gestiscono l’acqua di Brescia, Genova, Reggio Emilia, Parma e Piacenza e, con Iren, quella della Sicilia e della Calabria.Ecco, io questa multiutility non posso percepirla se non come un mostro finanziario: quotato in borsa, che prima di servire i cittadini agisce sul mercato speculativo con la logica e la forza del “predatore”, come ebbe a dire alla costituzione di A2A l’allora presidente Zuccoli. Che inevitabilmente ridurrà l’occupazione e disperderà tante capacità. Inoltre ricorderei che di questi tempi giocare con la borsa non è cosa avveduta, soprattutto se si gioca con danaro pubblico e beni essenziali come l’acqua.Un mostro finanziario dicevo, un ibrido senza controllo, nel quale tutti, pubblico e privato, perseguirebbero solo l’obbiettivo del profitto, che risponderebbe solo ai propri consigli di amministrazione e ai propri manager super pagati e lottizzati dai partiti e dalle banche.

Per i comuni questa sarebbe la definitiva uscita di scena, un vero e proprio KaraKiri, pagato certo, ma con la miseria della loro partecipazione proprio a quegli utili che il referendum ha abrogato. E la partecipazione dei cittadini? Sarebbe morta…prima ancora di nascere.

E infine? Un simile colosso in poco tempo fagociterebbe tutte le Spa in house, comprese quelle dell’acqua, ancora restanti in mano pubblica sia al Nord che al Sud. Mi chiedo: ma a questo punto cosa resterebbe della sovranità popolare che si è espressa nel referendum e il voto di ventisette milioni di cittadini che hanno detto che la gestione dell’acqua (la proprietà non è mai stata in discussione) deve essere pubblica e priva di profitti? Cosa penserebbero se ancora una volta la politica facesse carta straccia dei referendum e della Costituzione? Le lascio come domande…. Pisapia, è un vecchio amico, sa che due straordinari avvenimenti hanno dato il segno del cambiamento nel 2011 la sua elezione e il referendum. Penso coglierà  in quanto scritto, l’aiuto alla giunta a restare dentro quel segno e che gli amici possono, senza il timore di “favorire l’avversario”, esprimere le loro preoccupazioni.

Print Friendly, PDF & Email