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Relazione del Presidente all’assemblea del Circolo culturale Ghislandi del 6 aprile 2013

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Rieccoci a fare il punto su ciò che abbiamo combinato nei dodici mesi appena trascorsi e a tracciare le direttrici del nostro agire venturo.

Relazione del presidente all’assemblea sociale del Circolo Ghislandi del 6 aprile 2013  

L’anno sociale 2012 ci ha visti impegnati su vari fronti;

ricordo i principali:

a)     la valorizzazione dei materiali dell’Archivio storico si è concretizzata nella Mostra dedicata a don Giovanni Battista Celeri, agli itinerari dei suoi viaggi e ai suoi preziosi reportages, inaugurata il 17 marzo 2012 sulla scia delle iniziative celebrative del 151° anniversario dell’Unità d’Italia nell’atrio di Villa Ronchi, sede del municipio di Breno, replicata a maggio al Liceo Decio Celeri di Lovere e poi ancora alla Torre Federici a Vezza D’Oglio a Ferragosto. (Vedasi all’ http://diaridongiovannibattistaceleri.wordpress.com/)  Merito innanzi tutto di Valentina Cremona, la giovane socia che del faldoncino contenente le carte del “don” ha fatto il tesoretto da cui partire per costruire la sua tesi di laurea “Il Grand Tour in Italia di Don Giovanni Battista Celeri”, discussa presso la facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea magistrale in Editoria e Giornalismo dell’Università di Verona. Merito altresì del socio Guido Mensi che ha curato l’aggancio tra il progetto della mostra, sotto il profilo finanziario, ai bandi della Fondazione della Comunità Bresciana e, sotto il profilo grafico-operativo, ad altre collaborazioni di vaglia. Merito infine di Mimmo Franzinelli, suggeritore e supervisore del progetto, e di Mariella Minini coordinatrice dei vari aspetti dell’iniziativa. Da menzionare, infine, il generoso contributo della Fedabo Srl di Boario Terme che ha coperto di slancio l’intera sponsorizzazione necessaria per accedere al bando di finanziamento. Giusto ricordare, a completamento dell’esposizione, che l’iniziativa ci ha consentito di reperire i fondi per l’acquisto di nuove scaffalature per l’Archivio storico di Cividate; non resta che montarle e ricollocare così i materiali asportati dalle vecchie scaffalature danneggiate dagli allagamenti del 2010;

b)     nell’anno appena trascorso abbiamo proceduto all’ulteriore implementazione e aggiornamento del nostro sito web. Forse non tutti se ne sono accorti, ma il sito è diventato ormai un giacimento di informazioni audio-visive, oltre che testuali, a tutto campo, aperto a ciò che accade sul territorio, agli appuntamenti, alle campagne militanti, alla vita delle associazioni, dei comitati, degli enti e delle tante realtà sociali e culturali che animano, a volte in modo caotico, ma pur sempre generoso, questa valle. L’attivazione della Newsletter ha consentito di veicolare in modo capillare le novità editoriali e gli eventi di maggiore rilevanza, cosicché abbiamo beneficiato e stiamo beneficiando di un incremento di ordinazioni di libri del Circolo Ghislandi e/o comunque d’area, come pure, di contatti da parte soggetti interessati a visitare l’Archivio storico, il che vuol dire che, anche da lontano, c’è chi riesce ad avvicinarsi a noi grazie al sito e alla newsletter. Da oggi, a partire da questa assemblea, il sito è anche il veicolo di un “Livestream” che consentirà di trasmettere e/o seguire in diretta e/o in differita eventi di ogni genere e di ciò dobbiamo essere grati a Sergio Del Bello, socio onorario dal 2011;

c)     nel 2012, gli Incontri Tra Montani, il meeting itinerante annuale di cui siamo parte essenziale (soprattutto per merito di Giancarlo Maculotti – www.incontritramontani.it) hanno raggiunto gli Appennini, più precisamente il punto di raccordo tra i crinali emiliano, toscano e ligure, nella cittadina di Porretta Terme. Un’esperienza deliziosa e succosa che ci ha consentito di allargare la visuale a nuovi orizzonti; il tema prescelto dal gruppo ospitante (il Centro Studi Alta Valle del Reno): “Passi e crinali di montagna. Storia e ricerca sul campo”;

d)     nelle giornate del 13-14 e 15 luglio abbiamo partecipato a Esine alla 4^ edizione di “Su la Festa, la kermesse delle associazioni valligiane sul tema “RIPRENDIAMOCI …il territorio, la cultura, la politica, il pensiero, il futuro, …” eccetera;

e)     tra novembre e dicembre abbiamo messo in campo un partecipato trittico di presentazioni librarie, in collaborazione con l’Associazione Graffiti:

  • con Paolo Corsini abbiamo discusso a proposito di “Mino Martinazzoli, valore e limite della Politica”;
  • con Mimmo Franzinelli abbiamo conversato, sia presso il Palazzo della Cultura di Breno che al Liceo Golgi di Breno, riguardo al saggio “Il prigioniero di Salò: Mussolini e la tragedia italiana del 1943-1945”;
  • con Paola Trotti abbiamo seguito il percorso di “Nina e la Costituzione” (in collaborazione con L’Istituto Comprensivo Darfo 2, scuola media Tovini di Boario);

f)       nel 2012, due novità sono venute ad arricchire la nostra offerta editoriale, in particolare per la sezione “Il lavoro” della collana “Il tempo e la memoria”: “RIVOLTA. Quarto Stato e liberal-borghesi nella Valcamonica del XIX secolo. La rivolta di Darfo”, scritto da Roberto Andrea Lorenzi e “BARBA CHINI. Il suo tempo, la sua gente”, opera di Tullio Clementi, in collaborazione con la famiglia Chini.

Il primo offre un contributo decisivo e ineludibile per la comprensione dell’epoca di passaggio dall’ancien régime al nuovo capitalismo indigeno che a metà del XIX secolo, sull’onda del liberalismo risorgimentale, si è pian piano appropriato dei beni comuni delle Vicinie, dando alle stesse il colpo di grazia, dopo la formale soppressione dell’epoca napoleonica.

Il secondo offre una ricostruzione ragionata, corredata da un inedito e cospicuo apparato iconografico, dell’itinerario biografico di una famiglia di imprenditori originari di Terzano, piccola frazione di Angolo Terme. Il contesto è quello delle grandi opere idroelettriche. Uno spaccato della trasformazione economico-sociale della Valle Camonica vista attraverso gli occhi di una famiglia di imprenditori self made men, ma non solo. 

Alla luce di ciò che ho detto, mi sembra di poter tracciare un bilancio positivo  di tutto rispetto delle attività dispiegate nel 2012, tenendo presenti la limitata consistenza numerica del corpo sociale (al 31 dicembre gli iscritti erano 77 oltre a una decina di soci onorari) e dei modesti mezzi finanziari a disposizione.  

PROSPETTIVE E PROGRAMMA PER IL 2013

La drammaticità dei temi economico-sociali incombenti rischia di scoraggiare la propensione a occuparsi di Cultura con la serenità necessaria.

Parlare di storia, musica, arte e letteratura di fronte al buco nero che inghiotte biografie individuali e collettive, aspirazioni progettualità e che priva le persone del lavoro, del reddito e della dignità, dell’accesso ai servizi, alla sanità e all’istruzione, rischia di ridursi ad un esercizio retorico, futile, espressione quasi di insensibilità sociale. Vogliamo continuare a credere che così non sia, quantunque la situazione politica e istituzionale, a livello nazionale ed europeo sia e rimanga da incubo e non si intravedano per ora praticabili vie d’uscita. Forse però l’impossibilità di dare una tregua alle vicende italiane e l’accelerazione dello scontro a tutti i livelli costringeranno finalmente quella parte della politica e degli italiani che hanno continuato a non fare mai i conti con le proprie tare ad affrettarsi a farli, come già è accaduto in altre situazioni storiche. E’ peraltro vero che noi “diversamente giovani” ne abbiamo viste e passate tante, anche peggiori (stragi, golpismi, gli anni di piombo del terrorismo brigatista, governi balneari, il C.A.F., Mani Pulite, ecc.) e quindi possiamo osservare e valutare ciò che sta accadendo intorno a noi in modo maggiormente prospettico di altri, evitando di ricadere nel catastrofismo o, per converso, nel distacco elitaristico di chi, ritenendo di occuparsi di cose più “nobili” ed elevate del resto dei comuni mortali, evita di sporcarsi le mani e i pensieri con i problemi della vita quotidiana.

Il Circolo culturale Ghislandi è nato più di trent’anni fa nel solco della tradizione socialista e popolare e da quell’atto fondativo continua a ricavare buoni criteri di orientamento e di navigazione tra i marosi dell’attuale contingenza politica e sociale e a beneficiare dello stimolo a non recidere il legame fecondo che quella tradizione esprime, coniugandolo con le novità dei tempi. Oggi un grande tema torna a calcare le scene del mondo, anche nei Paesi cosiddetti ricchi e “maturi”: è quello del lavoro; del lavoro che viene meno, emigra, si frantuma, si precarizza, trascinando con sé i benefici dello stato sociale e lo stesso sistema democratico parlamentare. Da un po’ di tempo tutti gridano alla deindustrializzazione galoppante, alla delocalizzazione, alla perdita di valore del concetto stesso di lavoro produttivo, anche coloro che per anni e anni non hanno voluto vedere ciò che stava accadendo tutt’intorno e, tuttora, molti di essi non vogliono ammettere che le cose stiano effettivamente così. Parlano di correttivi e rimedi per consentire la ripresa della crescita a ogni minimo accenno di rallentamento della crisi; ciò che hanno in mente non è un nuovo sistema economico improntato a un diverso sistema di valori e di parametri economici e sociali, ma la riproposizione tale e quale di quello fallito sotto i nostri occhi, come per una sorta di coazione a ripetere senza fine. Posizioni che fanno il paio con quelle di chi non riesce a credere che il malato sia ancora curabile e che il futuro nostro e delle generazioni che verranno non sia inesorabilmente compromesso. Quello con cui abbiamo a che fare è un deficit culturale prima ancora che di visione politico-economica. Ma, un diverso modello di sviluppo significa l’inesorabile fuoriuscita dalla cultura industriale assimilata dalla nostra gente? Nell’ultimo ventennio è passata l’idea che il lavoro industriale fosse un malinconico retaggio del secolo passato e che l’Italia, l’Europa e il mondo di domani dovesse diventare appannaggio del design, della creatività, del viaggiare, di un nutrizionismo gaudente, della bella vita, degli investimenti finanziari separati dalla produzione della ricchezza materiale, di una dimensione esclusivamente intellettuale del lavoro. La pesantezza e la drammaticità della crisi economica (ormai anche di senso) dimostra quanto fallaci fossero quelle posizioni e le idee che le ispiravano. Oggi in Italia è a rischio l’intero patrimonio produttivo e in particolare l’apparato manifatturiero, abbandonato a se stesso, additato in blocco a causa di inquinamento e di attentato alla salute dei cittadini. Dietro tale accusa alligna altresì una certa indifferenza (per non dire il fastidio) rispetto al lavoro produttivo, e una certa rassegnazione al declino e a vivere di rendita, quasi che stipendi e pensioni, e quindi lo stile di vita a cui ci siamo abituati, possano reggere a prescindere dallo stato di salute dell’economia materiale, del fare e del saper fare. Per anni e anni il filone dell’istruzione tecnico-professionale è stato snobbato e lasciato alla deriva; lavorare in fabbrica è diventato sinonimo di sfiga, investire in innovazioni di processo e di prodotto una immobilizzazione di ricchezza al limite del masochismo.Eppure, nel bresciano e in questa nostra valle questa corrente di pensiero ha incontrato e incontra una forte resistenza; alle vecchie aziende ne sono subentrate di nuove, nelle quali operano equipes di giovani tecnici ed esperti della produzione e della qualità dotati di sensibilità ambientale e di propensione innovativa, che hanno saputo affrontare e reggere (invero, non senza difficoltà) le sfide dei mercati globali con lungimiranza e pragmatismo. Rappresentano un patrimonio della comunità, quantunque la proprietà sia privata. All’interno dei molti capannoni costellanti il solco superiore dell’Oglio alberga un patrimonio di macchinari e impianti produttivi da fare invidia, un know how di tutto rispetto, dipendenti in grado di dispiegare capacità lavorative che vanno ben al di là della semplice prestazione contrattuale.

Nell’intento di valorizzare e rendere fruibile questo patrimonio, ampiamente documentato nei fondi del nostro Archivio storico, il Circolo Ghislandi, grazie a Cinzia Arzu, ha aderito al progetto S.I.M. (“Sistema Idrolelettrico e Minerario della media Valle Camonica: fruizione e gestione integrata dei beni”), promosso dalla Fondazione MusIL (Museo dell’Industria e del Lavoro) di Brescia, a cui partecipano anche altre agenzie culturali, Comuni , istituti scolastici, etc., circa i quali e le caratteristiche del progetto riferirà la stessa Cinzia Arzu. Eppure, quanti di noi sanno qualcosa di ciò che avviene all’interno di quei capannoni? Quanti di noi ritengono che abbia qualcosa a che vedere con la propria vita? Dobbiamo accorgercene solo quando accade qualche grave infortunio sul lavoro o quando la mancata innovazione e/o manutenzione degli impianti e dei processi produttivi genera inquinamenti o disastri?

E’ questo il tema del primo dei progetti discussi e condivisi dal Consiglio di Gestione del 18 gennaio 2013; un progetto di lunga lena, pluriennale, pensato per “far cantare” le macchine e chi le muove, con un occhio a una rinnovata cultura manifatturiera e uno al turismo, che della presenza dell’industria nel nostro territorio potrebbe cogliere non solo l’impatto negativo sul paesaggio e/o sull’ambiente, ma anche il fattore sapienziale incorporato in quei forni, in quelle presse e in quegli impianti generatori di ricchezza sociale. Abbiamo sottoposto la bozza del progetto ad alcuni dei soggetti destinatari dell’azione, incontrando attenzione e gradimento; possiamo perciò ragionevolmente confidare nella possibilità di suscitare, nel prosieguo dei contatti, altrettanta attenzione e disponibilità da parte di una platea più vasta e articolata. Il progetto si propone di suscitare interesse a ogni livello, visite guidate agli impianti, ricerche e tesi di laurea, stages, produzione di gadgets dedicati e quant’altro riesca a ridare orgoglio alla vocazione industriale di questa valle.

La recente pubblicazione del volume “Barba Chini”, di Tullio Clementi, dedicato alla storia dell’omonima famiglia di imprenditori valligiani, protagonista, insieme ai suoi dipendenti, della realizzazione di una parte significativa delle mirabili opere idroelettriche della Valle Camonica, dovrebbe aiutarci a vincere diffidenze e pregiudizi.

Il Consiglio di Gestione del 18 gennaio scorso ha licenziato anche un altro progetto: “Iniziative per il 100° anniversario del primo conflitto mondiale”. E’ anch’esso un progetto pluriennale, curato da Mariella Minini e Luciana Spinelli; mira a mettere a frutto le memorie, i saperi, i luoghi della Guerra Bianca dell’Adamello, le tante competenze settoriali di cui è ricco il territorio, in vista dell’appuntamento del 2014 con le celebrazioni per il 100° anniversario dello scoppio del primo conflitto mondiale. L’occasione ci consentirà di riattualizzare il testo de “La Cattastrofe” il diario del pastore dalignese Duilio Faustinelli, e di stimolare e mettere in moto la miriade di piccole agenzie culturali operanti sul nostro territorio (dalle scuole di ogni ordine e grado ai gruppi di paese, dalle compagnie teatrali amatoriali agli operatori musicali, dal C.A.I. al Museo della Guerra Bianca di Temù, agli Alpini, etc.), per costruire occasioni di riflessione, spettacolo, eventi con al centro il tema della pace e del rifiuto della guerra. A Mariella e a Luciana il compito di illustrare meglio il progetto e gli stati di avanzamento lavori. Inutile dire che entrambi i progetti appena menzionati abbisogneranno del contributo fattuale e ideativo di quanti più soci possibile. 

L’impegno editoriale.

Non siamo più nelle condizioni di militanza di un tempo e nemmeno possiamo confidare su contribuzioni finanziarie pubbliche che rendano sostenibili i costi di pubblicazione in proprio di nuovi libri e/o materiali di ricerca; ciò non toglie che in questi ultimi siamo riusciti a mettere in campo operazioni editoriali di tutto rispetto come “La Meccanica Viabilità”, “Rivolta” e, da ultimo, “Barba Chini”, libri che non hanno comportato esposizioni e salassi monetari per il Circolo Ghislandi, e anzi ci hanno permesso di portare a casa buoni risultati in termini di visibilità e di recupero di risorse.

La Fiera della Microeditoria di Chiari, a cui abbiamo chiesto di partecipare, costituirà perciò un’occasione e un importante banco di prova per l’insieme delle nostre pubblicazioni che potranno essere portate all’attenzione di un pubblico più vasto.Nei mesi scorsi abbiamo contattato la segreteria organizzativa e precisato i requisiti del nostro profilo editoriale. Dal 1982, anno in cui pubblicammo la prima edizione de “La Cattastrofe”, siamo venuti via via accumulando una interessante mole di edizioni, dalle prime monografie di Maculotti e Franzinelli sulla storia economica e politica della Valle Camonica, alla rivista “Appunti”, ai suoi “Quaderni”, alla collana “Il tempo e la Memoria”, alla sua sezione “Il lavoro”. Il regolamento della Fiera di Chiari preclude la spendita di titoli di non stretta edizione propria, ma credo che si potrà trovare il modo di ottenere delle piccole deroghe, in considerazione di pubblicazioni “nostre” per corpo e anima, ancorché uscite per i tipi di altri editori, come ad esempio: “Ci chiamavano streghe”, la riedizione de “La Cattastrofe”, “Johannes de Volpino”, “Alla Mirabella”. Nella fase della presentazione del nostro port-folio ai promotori della Fiera di Chiari, è nata l’idea di una “brochure” (con il catalogo completo della nostra offerta editoriale già disponibile nel nostro sito e l’elencazione completa dei titoli e, per ciascuno di essi, un sunto del  contenuto). L’ulteriore passo, costi permettendo, sarà la stampa di un centinaio di copie a colori della brochure, da usare come biglietto da visita sia per la Fiera di Chiari che per altre occasioni.

Saremo in grado di coprire i tre giorni di apertura della Fiera? Di proporre e gestire la presentazione di uno dei nostri testi all’interno degli spazi messi a disposizione dalla kermesse clarense?

Ciò richiederà la disponibilità di un certo numero di soci e socie, pronti a dedicare una giornata intera o mezza giornata al banchetto che abbiamo in animo di prenotare, così da offrire un’immagine convincente, trovare nuove interlocuzioni e consentire a chi si offrirà volontario di fruire della ricca e originale offerta libraria di tante piccole case editrici disseminate lungo tutta la penisola. Sono fin d’ora aperte le iscrizioni. 

Gli ITM del 2013.

L’appuntamento del prossimo settembre sarà quest’anno a Bagolino, apice della Val Sabbia, sul tema “Artisti itineranti nella valli montane”. Ne parlerà più diffusamente Giancarlo Maculotti. Per parte mia, in linea con i due progetti qui illustrati, mi limiterò a suggerire per le prossime edizioni due temi un po’ più strutturali di quelli degli ultimi anni: il patrimonio industriale (penso ad esempio alla Val Trompia, alla Val Gandino e a quella Seriana) e il 100° anniversario dello scoppio della prima Guerra mondiale (penso alla Val Giudicarie, alla Val di Sole, all’altipiano di Asiago, alle valli del Piave e dell’Isonzo). 

Il bilancio e i conti.

L’anno finanziario 2012 si chiude con una leggera perdita d’esercizio di 336 euro, spiegabile essenzialmente con i costi per la mostra su don Giovanni Battista Celeri, grazie ai quali ci siamo però dotati di nuovi scaffali per l’Archivio, di roll-up per mostre e dei pannelli della stessa mostra, ancora a disposizione di chi volesse riproporla in contesti nuovi e significativi. Abbiamo mancato di poco l’obiettivo del tesseramento (€ 1516,00 invece dei preventivati € 1600,00); sarebbe bastato un piccolo sforzo per coglierlo e superarlo. Così pure, abbiamo mancato di poco la previsione di incasso per vendita delle nostre pubblicazioni (€ 721,00 invece di € 1000,00), ma credo che potremo rifarci nel 2013, soprattutto grazie alla partecipazione alla Fiera della Microeditoria.L’avanzo finanziario del 2011 consente ad ogni modo di ripianare senza problemi la piccola perdita di esercizio del 2011 e di guardare con tranquillità al 2013. 

Conclusione.

Penso di aver messo parecchia carne al fuoco (non me ne vogliano i vegetariani!).

Chiudo ricordando che oltre alle attività sociali, parecchi nostri iscritti ormai “ballano da soli”, arricchiscono con i loro studi e/o i loro passatempi (parlo, in questo caso, per me) l’offerta culturale complessiva del Ghislandi, facendosi portatori, anche in proprio, dentro e fuori dalla Valle Camonica, di ulteriori stimoli e proposte culturali (saggi, letteratura, musica, ricerche ecc.). Dobbiamo esserne felici e orgogliosi.

Come avete letto nell’ordine del giorno di convocazione dell’assemblea, alla mia relazione seguiranno le presentazioni di cinque lavori di taglio differente, opera di alcuni soci ai quali cedo volentieri la parola prima dell’apertura del dibattito. 

Il presidente uscente    Pier Luigi Milani

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